Un progetto “in progress”……

Il Progetto nasce nel 2014 con l’obiettivo di recuperare le lavorazioni tessili artigianali per “fare impresa“ e “fare cultura”, partendo da un materiale “antico” e polivalente, che l’era dell’usa e getta ha declassato ingiustamente a rifiuto: la lana.

 
Non esiste una buona o cattiva lana, ma una lana adatta ad un uso piuttosto che ad un altro.

Carmine De Luca, <em>l’uomo della lana</em>


Il Progetto prende avvio da un percorso di start-up, presentato dal Centro Consorzi di Sedico e finanziato dalla Regione Veneto e dal Fondo Sociale Europeo , dal titolo “Start-up di impresa per la lavorazione della Lana nelle Prealpi e Dolomiti Bellunesi”, che ha visto il coinvolgimento di 15 donne residenti in Provincia di Belluno accomunate dalla passione per la lana.

Punto di partenza è stato da un lato il Progetto BIONET (Misura 214/h PSR WP2 Ovini) per il recupero della pecora di razza Lamon e dall’altro la realtà della Fardjma, Cooperativa di allevatori della Pecora Alpagota nata per valorizzare la carne d’agnello, ma che è anche riuscita a recuperare e valorizzare la lana.

Il Progetto di start-up si è concentrato dunque soprattutto sulla lavorazione della lana di queste due razze autoctone, cercando di comprenderne potenzialità e limiti al fine di orientare la lavorazione artigianale verso un prodotto piuttosto che un altro.

Sono stati realizzati laboratori di tessitura diretti da Matteo Salusso, utilizzando quindici telai in legno messi a disposizione dal Liceo Artistico Munari di Vittorio Veneto, laboratori di feltro con la collaborazione dell’Associazione Filo Folo di Siror (TN), laboratori per la realizzazione di trapunte e cuscini grazie all’antico sapere trasmesso dalle trapuntaie bellunesi Maria Teresa Mortagna e Paola Favero, laboratori di filo continuo, in collaborazione con la Wool Box Company di Biella, e di tintura naturale con la Valentina Saitta.

L'obiettivo, di più grande respiro, sarebbe quello non solo di lavorare la lana delle due razze alpagota e lamonese, mantenendo l’identità di filiera, ma anche di trovare una destinazione locale a tutta la lana che “transita” nel nostro territorio, compresa dunque quella delle pecore di razza Biellese o Bergamasca di cui principalmente si compongono le greggi transumanti o quella di altre razze allevate nella nostra Provincia.

Con quali finalità?

Realizzare un modello locale riferito all’economia della lana, sostenibile sia dal punto di vista economico che ambientale
Recuperare le radici storico-culturali che l’allevamento ovino e la lavorazione della lana hanno nel nostro territorio
Rilanciare il prodotto “lana” soprattutto in un’ottica di filiera corta, tracciabilità, Km 0, prodotto locale
Rispondere al problema dello smaltimento della lana come rifiuto speciale, avviando un processo culturale di conversione in “risorsa”
Valorizzare la biodiversità animale rappresentata dagli allevamenti ovini nelle regioni montane, con riferimento particolare all’arco dolomitico.