Nella convinzione che i Progetti di Recupero, Conservazione e Valorizzazione, se diventano anche occasione di spin-off economico per il territorio, moltiplichino le possibilità di successo e il perdurare del risultato nel tempo oltre il singolo finanziamento, abbiamo colto lo stimolo di alcuni appassionati ed esperti per provare a creare un'attività economica capace di generare reddito, che parta proprio dalla lavorazione della lana di queste razze autoctone e che sia dunque in grado di contribuire a valorizzarle, facendo sì che anche la biodiversità animale e l'impegno serio di istituzioni e privati per la sua conservazione acquisisca un “valore economico”. Nel 2014 il Centro Consorzi presenta un Progetto dal titolo Start-up di impresa per la lavorazione della lana nelle Prealpi e Dolomiti Bellunesi che ottiene il finanziamento della Regione Veneto e del Fondo Sociale Europeo.
Punto di partenza del progetto sono stati due distinti percorsi di filiera realizzati in Provincia di Belluno.

Pecora Alpagota.

Parte della lana viene oggi raccolta dalla Fardjma, Cooperativa Agricola di allevatori della pecora di razza Alpagota, lavata a Bergamo e trasformata dal Lanificio Paoletti prevalentemente in filato e panni per il feltro, con cui vengono realizzati fuori Provincia prodotti venduti poi principalmente in territorio bellunese (coperte, pantofole, copricapi).

Pecora di razza Lamon.

La lana è stata oggetto di studio da parte dell'Istituto agrario “A. Della Lucia” di Feltre nell'ambito di un Progetto di recupero della razza. Per due anni è stata raccolta la lana di tosa proveniente da sole pecore di razza Lamon in modo da raggiungere una massa critica sufficiente a giustificarne le fasi successive di trasporto e lavaggio.
Un altro importante anello andava aggiunto: un gruppo di persone dedite alla lavorazione artigianale della lana in Provincia.
Un altro importante anello andava aggiunto: un gruppo di persone dedite alla lavorazione artigianale della lana in Provincia.
La formazione proposta nel Progetto di Start-up infatti ha preso in considerazione diverse tecniche quali feltro, telaio, filo continuo e recuperato quelle tradizionali di realizzazione di materassi, cuscini e trapunte. Abbiamo iniziato con la filatura a mano e siamo passati attraverso la colorazione naturale della fibra con l'impiego soprattutto di erbe e piante tintorie presenti nel nostro territorio (noce, castagno, iperico, sambuco, calendula per citarne alcune). Abbiamo provato a considerare anche l'utilizzo della lana in agricoltura come fertilizzante, regolatore dell'umidità del terreno, pacciamante e in edilizia per il suo potere coibentante, termico e acustico, indagando le tecnologie attualmente esistenti.
La crisi economica e sociale di questi ultimi anni impone il ritorno o l'evoluzione verso (dipende come la si voglia considerare) microeconomie locali ispirate ai concetti di sostenibilità e tracciabilità dalla materia prima al prodotto finito, di qualità del prodotto stesso, di innovazione tecnologica in grado di efficientare il rapporto tra risorse e loro sfruttamento, di favorire il riappropriarsi della cultura e delle tradizioni di un luogo, di gettare un ponte con altre analoghe economie locali, capaci di fare rete, di dialogare pur conservando e rafforzando la propria specificità, garanti di un pezzetto di mondo, della sua ricchezza naturale, sociale, culturale; tutti piccoli custodi sempre più consapevoli del delicato equilibrio che lega le risorse di un territorio alla sopravvivenza di una società.